È stato Papa Francesco a decidere di istituire una Giornata mondiale dei nonni, da celebrare il 28 luglio. Non a caso, una celebrazione per ricordarsi non solo dell’apporto delle figure senior all’interno delle famiglie italiane, ma anche un reminder del fatto che il nostro paese regge ancora e sempre una buona parte della propria economia sui pensionati, essendo l’Italia la nazione più età mediana d’Europa (48,4 anni).
La Liguria, poi, è un caso unico: considerata la regione più anziana di tutta Europa, ha una popolazione di ultra sessantacinquenni di 435,3 mila, il 28.9% della popolazione ligure. Che poi nella società di oggigiorno a 65 anni non si è anziani, questo vero, ma a livello economico, la regione Liguria rappresenta quella con il maggior numero di pensionati in Italia. Per le famiglie italiane la presenza dei nonni contribuisce dunque al bilancio, non solo dando una mano alla cura dei figli e della vita domestica, bensì, a volte, all’attività lavorativa.
Secondo un’indagine Coldiretti in più di una famiglia italiana su tre (34%) sono proprio gli anziani a salvare il bilancio domestico, principalmente per accudire i figli e accompagnarli in tutte le attività scolastiche ed extrascolastiche quando, spesso, entrambi i genitori lavorano e sono fuori casa la maggior parte della giornata. “Un trend, questo,” commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale, “che recupera le proprie origini nella tradizione agricola. La presenza degli anziani fra le mura di casa, nel primo settore, viene da sempre considerata un valore aggiunto anche dal punto di vista economico e strategico: la solidarietà tra generazioni sulla quale si fonda l’impresa familiare è un modello vincente per vivere e stare bene insieme e non un segnale di arretratezza sociale e culturale come è stato spesso affermato.”
I nonni, oltre all’aiuto concreto, sono inoltre i primi custodi di un sapere antico e tradizionale: “Hanno, nella nostra visione, il ruolo di guide nei confronti delle famiglie e delle intere società. Sono loro a permetterci di conservare tradizioni alimentari e di seguire abitudini salutari che portino il lavoro nei campi al centro della tavola. Grazie a progetti di agricoltura sociale e orti urbani, si cerca di portare avanti la collaborazione strategica del savoir faire di chi conosce la terra come nessuno e ne può tramandare i saperi alle generazioni più giovani.”